Il progetto nasce dall’importante incontro con una familiare
vittima della ‘ndrangheta, la quale nel corso di un incontro pubblico, ha raccontato
le abitudini educative che la cultura mafiosa, quella della ‘ndrangheta in
particolare , esercita sui propri figli appena nati, conferendo loro un
imprinting indelebile che li segnerà nel processo di sviluppo culturale e di
crescita.
Le mamme e le donne della
‘ndrangheta, che non vuol dire necessariamente farne parte ma essere cresciuti all’interno di quel contesto
culturale, quando allattano i propri figli al seno la prima cosa che gli dicono
è: “ Tu figlio mio con gli sbirri non ci parli …, tu figlio mio con gli sbirri non ci parli …,
tu figlio mio con gli sbirri non ci parli …“ e questa diventa una vera e propria ninna
nanna, una cantilena ripetuta ed interiorizzata nella giovane ed
incosciente mente del fanciullo che mai
come in questi primi anni di vita è ricettiva degli stimoli e ne fa tesoro.
Proprio per questo motivo si rende necessaria un’azione che
sia non solo di contrasto ai disvalori così precocemente trasmessi, ma di
propositività di stimoli positivi ed incentrati sullo spirito di civiltà e
collettività . Ecco allora che nel corso del nostro impegno all’interno del
mondo della scuola si fa strada l’intuizione che sarebbe necessario partire dal
“ciuccio”; una semplice quanto fondamentale intuizione che può apparire
retorica ed illusoria.
E’ però facile immaginare le conseguenze educative sui
ragazzi che ricevono quell’imprinting dalla
propria mamma e dall’ambiente culturale che li circonda. Quell’unico riferimento, legato oltretutto al
momento piacevole dell’allattamento e quindi della soddisfazione di uno dei
bisogni primari di accudimento infantile, li condurrà fin da piccoli alla chiusura
relazionale verso chi è visto come “nemico” degli ideali della propria famiglia,
chi è in netto contrasto con quella mentalità ‘ndranghetista assorbita
attraverso l’allattamento e l’affetto materno. I ragazzi, crescendo e maturando
con queste idee, non saranno mai predisposti a rispondere alle sollecitazioni
positive e di aiuto come ad esempio: “Cosa ti è successo ? Chi è stato a farti
piangere …? Chi ha picchiato? Chi è stato…?” e così via.
Questi giovanissimi che hanno imparato a disconoscere proposizioni culturali
improntate ad affetto, lealtà, socialità, altruismo, condivisione, bellezza, in poche parole tutte le declinazioni
possibili dell’amore e dell’amare non per loro colpa ma perché “addestrati” a
pensieri ben diversi, rappresentano il futuro, un futuro pericoloso e
all’insegna del crimine e dell’omertà, del sotterfugio e della disonestà,
terreni fertilissimi per le mafie.
Questa nostra “tardiva intuizione” appare oggi ancor più avvalorata
dalle esperienze maturate nel confronto con tantissimi giovani studenti ed i
loro insegnanti nei tanti progetti sul tema della legalità e della cultura
antimafiosa. Un’ esperienza che ci ha
fatto toccare con mano il profondo ritardo, non solo temporale, con cui la
scuola affronta il tema della cultura della legalità ma in particolare di quella
antimafiosa.
Da qui la sempre più crescente necessità da un lato di
sensibilizzare ancor più le istituzioni preposte ad affrontare in termini
strutturali la scuola e le scelte educative, dall’altro di proporre una
progettualità che tenti di dare una decisa risposta con soluzioni educative coinvolgenti.
“Certamente che si
può fare- è stata la risposta di un’insegnate toscana-basterebbe recuperare le
ninna nanne di una volta e riproporle all’interno di un contesto educativo”.
Da qui la convinzione dell’utilità e necessità di dare
luogoad un progetto educativo rivolto alle fasce di età più giovani.
Il “Progetto 0-6” prevede la proposizione di un concorso
nazionale a se stante per le scuola
dell’infanzia e/o l’inserimento in una specifica sezione del concorso nazionale rivolta a tutti i livelli
scolastici “Il fumetto dice No alla mafia”, in programma nella edizione “bis”
2020-21, che nella sua prima edizione (2019-20) ha ricevuto la larghissima
adesione di oltre 365 istituti scolastici.
Il progetto intende promuovere:
1)
nel mondo della scuola dell’obbligo ed in
particolare nell’infanzia e nella primaria, avendo cura di coinvolgere i primi
educatori cioè i genitori/nonni, una
ricerca storiografica e culturale delle forme educative della tradizione orale,
capace di recuperare quella memoria storica fatta di ninne nanne, filastrocche,
fiabe, giochi, ecc.. ecc.. che, nella loro semplice proposizione, hanno
trasmesso ed accompagnato nel tempo tante nuove generazioni che hanno fatto propri
importanti valori culturali improntati sull’amicizia , capacità di ascolto, solidarietà, accoglienza, disponibilità,
sobrietà, ecc.. ecc…, valori che hanno concorso a dare al nostro Paese quelle
energie necessarie e quelle spinte morali capaci di ribaltare situazione di emergenze
democratiche già fortemente compromesse. Valori capaci di resistere ancora oggi nonostante
siano messi in profonda discussione da una sistematica proposizione di elementi
culturali e disvalori, che fanno prevalere l’io al noi, dove la voce della
mamma, dei genitori e dei nonni è minacciata di essere sostituita dalla voce
dell’iPad o del tablet e/o dal silenzio che affonda le radici in una sempre più
vasta povertà culturale.
2)
La riscoperta e la riproposizione di tali autentiche forme
educative può essere ancor più valorizzata attraverso la realizzazione di disegni,
fumetti, semplici cartoni animati che consentano nella loro manualità di dare
slancio alla fantasia ed alla cultura della bellezza e di interiorizzare valori culturali positivi insieme ai propri
compagni di scuola, ai genitori ed amici.
Il progetto/concorso, da rinnovare di anno in anno, potrebbe chiudersi in modo ancor più positivo
se oltre alla premiazione di quanti hanno realizzato le più significative
ricerche e tradotte le stesse in elaborati dal forte impatto educativo, sarà in
grado di sviluppare e consolidare la
ricerca di una o più collaborazioni con
aziende di beni e servizi, come ad esempio le biblioteche dei piccoli, al fine
di veicolare attraverso i loro prodotti e servizi, la riscoperta di importanti messaggi educativi
oltre che dei valori di cui sono portatori, con indubbie ricadute su una
popolazione di giovanissimi e non assai più ampia.
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